“Più di ogni altra cosa siamo una rock band”, dichiara la frontwoman Yousra, che canta, ulula e improvvisa fulgori con il suo awicha (piccolo guembri), come qualche dea guerriera barbara.
Con Nayda!, debutto del formidabile quartetto marocchino-francese, prodotto per la prestigiosa Real World, i Bab L’Bluz spargono i frutti della loro elettrizzante mezcla in cui confluiscono ritmi gnawa, musica chaabi e hassani, elementi berberi e subsahariani che incontrano, felicemente, funky, rock e blues.
Acclamato dal Mojo nella Top 10 world album dell’anno, dal Songlines tra i migliori album del 2020, dal New York Times, Vogue Arabia, BBC, Le Monde, Financial Time, Pan African Music, Uncut, Radio Nova e altri, nel 2021 ha vinto la Songlines Music Awards nella categoria Fusion.
Nell’incalzante track che apre l’album, Gnawa Beat, il canto di denuncia della corruzione («Benvenuti nella verità che si può dire senza paura»), si interseca agli armonici di flauto e i riff chitarristici d’atmosfera desert blues.
In darija, dialetto arabo-marocchino, “Nayda” significa “sollevati” ma anche “divertiti” è il nome del nuovo movimento artistico e culturale giovanile emerso in Marocco intorno al nuovo millennio dove si condividono i valori dell’eredità locale e della libertà.
Sensuale, viscerale e immediato, Nayda! è devozione all’unità, alla rivoluzione e alla ristrutturazione dello status quo.
“Bab L’Bluz concentra in Nayda! tutto l’ardore della sua creavità ibrida”
(LePointAfrique)
Di gran temperamento e insegnante, la madre di Yousra ha incoraggiato la figlia a seguire i propri sogni, benché all’inizio non sia stato per niente facile realizzarsi nell’ambiente in cui viveva, dice Yousra: “C’era resistenza perché ero femmina. Tutti noi Bab L ‘Bluz crediamo che l’arte possa aprire le menti e cambiare il modo di pensare delle persone. Questo è ciò che cerchiamo di fare”.
Segue “Gamra”, una canzone che loda l’astro notturno per i suoi poteri guaritivi (in arabo el Gamra significa la luna), è un tema che invita alla danza e alla trance liberatorie.
L’eponima traccia “Bab L’ Bluz” chiude degnamente l’album, trasportandoci in una festa di accoglienza nel deserto, dove si manifesta la sacra ospitalità delle comunità, officiata dal canto e dalla danza. In buona sostanza, Bab L’Bluz, combo dalla forte personalità, sforna un disco strepitoso.